DIETE FAI DA TE: CONTROINDICAZIONI
Spesso, quando ci prefiggiamo di metterci a dieta, vuoi perché abbiamo esagerato durante le lunghe Vacanze Estive, vuoi perché improvvisamente vogliamo recuperare il peso forma, invece di rivolgerci a professionisti del settore, frequentemente proviamo a farlo da soli. Mettendoci come obiettivo una perdita di Kg il più possibile alta e nel breve periodo, assumendo barrette sostitutive del pasto o assumendo, come modello di dieta, quelle che troviamo sui giornali, o che ci ha dato un amico, con il rischio di incorrere in patologie più o meno gravi per la salute. Allora Dr. Canalis, perché ci consiglia di rivolgerci a professionisti del settore e che tipo di professionista?
Considerando che la prescrizione di una dieta è un atto medico, solo il medico può prescriverla ed, ovviamente, meglio se specialista o competente della materia; è possibile averla anche da un nutrizionista biologo o farmacista specialista in scienza dell’alimentazione, ma solo sulla base di indicazioni del medico, che ne sa valutare il regolare stato di salute.
Questo perché la dieta va a incidere sul metabolismo dell’individuo e sul regolare funzionamento degli organi e delle ghiandole dell’organismo e quindi sul suo stato di salute.
Allora vuol dire che sconsiglia le diete “fai da Te” e quali sono i rischi?
Una Dieta corretta è il presupposto per una vita sana. Una Dieta è un piano alimentare costruito sulla persona. Per tale motivo lo schema dietetico adatto per uno, può non esserlo per un altro. I giornali di Fitness e Internet sono piene di diete generiche, spesso squilibrate, che vengono proposte come soluzione di svariati problemi di peso e di salute.
Allora cosa si rischia?
Si rischia di perdere inizialmente peso per poi riprenderlo spesso in eccesso; di andare incontro a carenze vitaminiche e di minerali, sia per insufficiente introito, sia per alterazioni del normale funzionamento dei reni e del fegato con diete esageratamente iperproteiche; danneggiare il trofismo della pelle e dei capelli; acquisire stili di vita alimentari non corretti e talvolta incorrere in problemi di salute seri sia da un punto di vista fisico che psicologico.
Negli ultimi anni hanno avuto molto successo alcune Diete: quella Ducan, la Dieta a punti, la Dieta Scarsdale, che ne pensa?
Le Diete da Lei citate sono tutte diete su base iperproteica con netta riduzione dell’apporto di carboidrati; c’è ne sono altre e leggendo su internet ne troverete tante anche con nomi fantasiosi quale la “dieta del fantino”, la “dieta Cooley, la dieta del Dr. Stilman, la Dieta Atkins, la Dieta Zona, Dieta Bouchard, la Dieta Ebbstein etc. Per poter capire le problematiche, iniziamo con il dire che il corpo umano per funzionare al meglio ha bisogno di diversi nutrienti ( carboidrati, proteine e grassi) che vanno consumati nelle giuste proporzioni ogni giorno. Queste proporzioni possono in parte variare in base alle caratteristiche della persona e alle attività che la persona svolge nel corso della giornata, ma in ogni caso la percentuale più alta di cibo introdotta deve essere riservata ai carboidrati, seguiti poi in percentuale da grassi e proteine. I carboidrati sono molto importanti dal punto di vista energetico e metabolico.
Si ma queste diete si dice che determinino una perdita immediata del peso?
Si questo è vero, ma non dovuto alla perdita di grasso: infatti i carboidrati trattengono i liquidi e la riduzione di questi fa diminuire i liquidi dell’organismo; quando torniamo ad aumentare la quantità di cibo assunta, noi riprendiamo i liquidi persi e quindi i chilogrammi precedentemente persi e anche di più, e sotto forma di grasso ( il cosiddetto effetto yo-yo). Inoltre, mancandoci l’energia prodotta e conferitaci dai carboidrati, l’organismo tenterà di recuperarla attraverso la scomposizione delle proteine del tessuto muscolare (costa meno che farlo attraverso quella dei grassi). Risultato? Anziché dimagrire, ci stiamo deperendo. Inoltre le masse muscolari sono “vive” ed “attive” e contribuiscono ad innalzare il metabolismo basale (cosa che non fanno i grassi). E non solo, l’organismo, non sapendo che l’individuo è a dieta, registra questo come una situazione di pericolo, e quindi si oppone al calo di peso abbassando il metabolismo anche del 50%; quindi riprendendo una più appropriata alimentazione, succede che il metabolismo sarà più basso e avremo minore massa muscolare… tutte le calorie in eccesso saranno immediatamente trasformate in grasso, e recuperando l’acqua arriveremo a un peso maggiore di prima… con la differenza che, proporzionalmente, avremo una percentuale maggiore di grasso e una percentuale minore di massa muscolare.
Quindi vuole dire che tutte le restrizioni col tempo risulteranno inutili per mantenere il calo di peso ottenuto?
Si certo, ribadisco, non solo inutile, ma col tempo, avendo impoverito la massa muscolare metabolicamente attiva, sarà più facile aumentare di peso.
Se poi andiamo a verificare gli effetti su organi vitali quali i reni e il fegato, gli effetti sono dannosi. Introdurre troppe proteine, infatti, porta alla produzione di molto acido urico che se non correttamente smaltito può portare alla Gotta e a danni ai reni con formazione di calcoli renali( ecco perché quando si intraprende una dieta iperproteica viene consigliato di bere molto). Inoltre gli scarti del metabolismo delle proteine sono difficili da smaltire anche per il fegato, che a lungo andare può arrivare a intossicarsi, favorire la formazione di calcoli delle vie biliari con rischio di situazioni più serie come la pancreatite. Quindi consiglio evitare di sottoporsi a diete iperproteiche le persone che già soffrono di disturbi ai reni e/o al fegato e in particolare agli anziani, ma anche durante l’infanzia e la gravidanza.
Vengono pubblicizzate anche delle diete che avrebbero la capacità di ridurre la cellulite e quindi di favorire il rapido e importante calo di peso in particolare a livello della dei fianchi dei glutei e delle cosce?
Sarebbe bello!! Ma sono delle leggende…. E’ vero il cosiddetto “metodo Balckburn” pubblicizza questo metodo miracolistico, senza averne mai dimostrato queste proprietà; è evidente che in un processo di calo ponderale, il calo sarà maggiore dove sono maggiori i depositi adiposi, ma interessa anche gli altri distretti dell’organismo.
Ma, allora, se noi, come qualcuno propone, eliminassimo i grassi che sono gli alimenti più calorici, non potremmo riuscire a ottenere un buon calo di peso?
Certo se pensiamo solo al calo ponderale potremmo avere un buon risultato! Ma ci si ammala.
Non si può fare a meno di una quota minima di acidi grassi essenziali (che l’organismo non può produrre) e che quindi dobbiamo ingerire e che sono indispensabili per il metabolismo del colesterolo, per il regolare funzionamento delle vitamine idrosolubili, per il normale trofismo cellulare e in particolare delle cellule cerebrali. Non se ne può fare a meno…
Qualcuno ha anche proposto, per ottenere un calo di peso, di saltare un pasto o digiunare per un giorno, cosa né pensa?
Sono degli artifizi che determinano dei cali di peso temporanei e limitati nel tempo con successivo e immediato recupero del peso e oltre! E aggiungo “qualcuno” è arrivato a dire che il digiuno sarebbe salutare per l’organismo e per il suo sistema immunitario! Ma francamente Voi avete mai visto uno che digiuna in ottime condizioni? Io, in ormai trent’anni di attività ospedaliera, non mi è mai capitato, anzi devo dire che stanno male e l’organismo soffre; per quanto riguarda il peso, saltando un pasto o dopo un periodo di digiuno c’e’ un effetto rebound per cui nel pasto successivo o nel giorno successivo al digiuno l’individuo ingerisce con gli interessi le calorie che aveva precedentemente non introdotto.
Un’ultima delucidazione dottore, ci possiamo fidare delle diete sostitutive dei pasti con frullati i cosiddetti “beveroni”, barrette che consigliano per sostituire uno o entrambi i pasti principali, che spesso vengono venduti porta a porta?
Ma guardi qualsiasi metodo utilizzato che riduce l’apporto di calorie porta a una riduzione di peso; il problema non è quello, perché se pensiamo solo al calo ponderale, non è necessario comprare questi prodotti, il cui costo mensile tra l’altro non è mica insignificante. E tra l’altro trattamenti prolungati di questo tipo senza controllo medico possono creare problemi di salute. Il problema è mantenere il peso forma raggiunto e uno stato di benessere psico-fisico, che questi prodotti non ti possono dare, in quanto non appena abbandoni questo tipo di trattamento inevitabilmente si recuperano i chilogrammi precedentemente persi perché non si è capito quanto e come mangiare in funzione delle proprie specifiche caratteristiche.
Quindi concludendo se noi abbiamo superato il corretto, naturale e fisiologico peso ideale, ciò è dovuto ad un’abitudine alimentare sbagliata e non sarà certo un breve periodo di restrizione alimentare a poter risolvere i nostri eventuali problemi… solo la modificazione delle abitudini sbagliate e la correzione graduale del soprappeso e l’instaurazione di un regime alimentare corretto quantitativamente ed equilibrato qualitativamente può farci mantenere il peso forma e un buon stato di salute.
ALIMENTAZIONE ED ESERCIZIO FISICO: RACCOMANDAZIONI PER L’ANZIANO
L’età di 65 anni in Italia è frequentemente adottata come soglia per definire la popolazione anziana nonostante al giorno d’oggi sia l’età biologica dell’individuo, condizionata dal suo stato di salute e dalla sua condizione fisica, a influenzare la definizione.
L’anziano fragile possiede infatti caratteristiche ben diverse rispetto a un soggetto che ha superato i 65 anni e che conserva un buono stato di salute e di autonomia.
La fragilità nell’anziano indica, quindi, un rischio elevato di rapido deterioramento della salute e dello stato funzionale, con debolezza muscolare, perdita di peso involontaria, rallentamento del passo, spossatezza e sedentarietà.
Per assicurare un invecchiamento in buona salute e minimizzare gli effetti della malattia e della disabilità sono necessarie delle raccomandazioni dietetiche flessibili e culturalmente accettabili dalla popolazione, oltre a programmi di attività fisica e di supporto adeguati.
Sulla base dei “Livelli di Assunzione Raccomandati per i Nutrienti” (Larn 2014) i fabbisogni calorici giornalieri si riducono progressivamente con l’avanzare dell’età e con esso anche le necessità di introito energetico che possiede un individuo per mantenersi sano. Le cause di questa riduzione sono diverse ma soprattutto è dovuta alla riduzione della massa magra metabolicamente attiva, cioè della massa muscolare; di pari passo si ha una riduzione dell’attività fisica spontanea o programmata, mentre gli introiti calorici non subiscono variazioni, portando il soggetto anziano a un aumento della massa grassa.
Mediamente nel passaggio dall’età adulta a un’età superiore ai 65 anni vi è un decremento del fabbisogno calorico di 300 calorie nell’uomo e di 200 calorie nella donna.
Se consideriamo la qualità degli alimenti I glucidi rappresentano circa il 60% dell’introito energetico totale e sono da preferirsi alimenti a basso indice glicemico quali cereali integrali, legumi e verdure; gli zuccheri semplici non devono superare il 15%; va inoltre limitato l’uso del fruttosio come dolcificante e e il consumo di bevande dolcificate con fruttosio nei soggetti con intolleranza glicemica o diabete conclamato e/o con soprappeso o obesità.
La quantità di proteine che deve assumere il soggetto anziano non varia rispetto ai livelli raccomandati per la popolazione normale ed è pari al 15 – 17% dell’introito calorico totale. Le fonti da cui trarre le proteine sono principalmente la carne e derivati, pesce, latticini e formaggi, uova e legumi. Un introito adeguato di proteine è fondamentale per contrastare la sarcopenia
( perdita di massa muscolare) e se associato all’attività fisica, si riesce a mantenere una buona struttura muscolare.
Anche per i lipidi le raccomandazioni nel paziente adulto e nel soggetto anziano si sovrappongono, infatti in entrambi è raccomandata un’assunzione tra il 20 e il 35% dell’introito energetico totale. Tra questi con il fine di mantenere un buon assetto del colesterolo con riduzione dell’ LDL
( dannoso) e un incremento dell’ HDL (benefico) è consigliato l’assunzione di grassi polinsaturi (presenti soprattutto nei pesci e nei semi e frutta secca), tra questi consigliamo gli acidi grassi omega-6 ed omega-3 che non possono essere sintetizzati dall’organismo e quindi devono essere introdotti con l’alimentazione. Tra i grassi monoinsaturi, anch’essi con un’azione potenzialmente benefica sul quadro del colesterolo, troviamo l’acido oleico, prevalente nell’olio d’oliva, di cui è pertanto consigliato il consumo quotidiano come condimento esclusivo, preferibilmente a crudo.
Vitamine e Minerali: il calcio e la vitamina D sono legati a numerosi benefici, ma nel caso dell’anziano il calcio è il minerale maggiormente legato alla prevenzione e/o al ritardo della progressione dell’osteoporosi. E’ risaputo che il calcio si trova soprattutto nei latticini, e di essi sono da preferire quelli magri e meno stagionati in quanto meno ricchi di sodio e grassi.
La vitamina D può essere assunta tramite la dieta o integratori ma, dato che spesso gli alimenti contenenti vitamina D contengono anche più grassi e colesterolo e che la vitamina D viene normalmente sintetizzata a livello cutaneo con l’esposizione al sole, è importante che all’alimentazione varia ed equilibrata sia affiancata un’esposizione quotidiana all’aria aperta.
Altri minerali e vitamine sono importanti per la salute delle strutture ossee quali il magnesio, il fosforo la vitamina A, B12, ac. folico e vitamina K; ma molto importante è un normale concentrazione degli ormoni estrogeni nel sangue, che tendono a ridursi con l’inizio della menopausa, per cui è necessario un’attenta sorveglianza con l’intento di prevenire l’osteoporosi e la conseguente fragilità ossea evitando potenziali fratture che possono portare a disabilità e/o allettamento prolungato con decadimento fisico e cognitivo.
Vi deve essere sempre un adeguato apporto alimentare di Fibre ( circa 25 gr. die) preferendo alimenti quali i cereali integrali, legumi, frutta e verdura che permettono un adeguato apporto di carboidrati, vitamine e sali minerali senza tuttavia eccedere nell’introito energetico; la fibra inoltre permette di modulare l’assorbimento dei grassi e del colesterolo, di ridurre l’indice glicemico degli alimenti e favorisce la motilità intestinale. L’assunzione dell’acqua a partire dai 18 anni non subisce modificazioni nell’anziano, e dovrebbe essere di circa 2 litri per le donne e 2,5 litri per i maschi; rispettare queste indicazioni permette di rimpiazzare le normali perdite quotidiane e di prevenire la disidratazione.
Uno degli obiettivi per la salvaguardia della salute pubblica è quello di individuare una strategia per prevenire gli effetti avversi dell’invecchiamento attraverso la promozione di uno stile di vita attivo e specifici programmi di attività fisica. Infatti per chi è avanti negli anni l’esercizio fisico può rivelarsi uno dei migliori strumenti a disposizione per allontanare da sé lo spettro di malattie croniche e disabilitanti. L’allenamento aerobico può aiutare a mantenere e migliorare vari aspetti della funzionalità cardiaca e polmonare, aumentando nel contempo la capacità di resistenza. L’allenamento contro resistenza (forza), invece, contrasta la perdita di massa muscolare, che si verifica tipicamente durante l’invecchiamento, migliorando in generali le capacità funzionali. Inoltre, nell’anziano che si allena regolarmente si assiste a una riduzione dei fattori di rischio associati a diabete, osteoporosi, favorendo la stato generale di salute e aumentando l’aspettativa di vita. Per quanto riguarda gli effetti benefici sul sistema cardio-vascolare, si è visto che le persone più anziane possono adattarsi a un programma di allenamento sia aerobico che di forza in maniera efficace come le persone giovani. Per la durata degli allenamenti, le raccomandazioni prevedono durate variabili dai 20 ai 60 minuti per almeno 3 – 5 volte la settimana. Chiaramente vi è una discrepanza tra i valori sia di intensità che di durata e frequenza degli allenamenti e questo è dovuto al fatto che le raccomandazioni possono essere adattate a ciascun individuo. Un altro importante effetto benefico dell’attività fisica nell’anziano è quello di prevenire il fenomeno della sarcopenia (perdita di massa muscolare). Arrivati a 50 anni si perde il 10% del volume muscolare, dopo di che questo processo accelera in maniera significativa, arrivando al 15% fino ai 70 anni e a circa il 30% successivamente. Grazie ad allenamenti costanti è possibile ottenere un incremento della massa muscolare.
In sintesi, se l’invecchiamento e i suoi effetti sono un fenomeno inevitabile e in continua ascesa, l’abitudine a un’attività fisica regolare deve essere promossa precocemente viste le potenzialità concrete di preservazione di salute e autonomia di vita.
ESERCIZIO FISICO E ALIMENTAZIONE NELLA RIABILITAZIONE DELLA PATOLOGIA CARDIOVASCOLARE
Nonostante importanti differenze tra i vari paesi, le malattie cardiovascolari sono la causa principale di morte in tutto il mondo; e questi dati sono più rappresentativi nei paesi sviluppati.
Pertanto è d’obbligo la prevenzione e la riabilitazione cardiovascolare che permette di ridurre la mortalità e di migliorare la resistenza cardiaca allo sforzo, limita i sintomi di angina e di scompenso, con miglioramento della qualità della vita, il più frequente ritorno al lavoro, maggiore autonomia funzionale con riduzione della dipendenza e della disabilità.
La Riabilitazione Cardio-Vascolare è definita come la somma degli interventi richiesti per garantire la migliori condizioni fisiche, psicologiche e sociali in modo che i pazienti con cardiopatia cronica o post-acuta possano conservare o riprendere il proprio ruolo nella società.
I programmi riabilitativi si basano sui seguenti punti:
• Stima dei rischi cardiovascolari del paziente in base alla visita e le indagini cliniche.
• Identificazione dei fattori di rischio e gli obiettivi specifici per il loro controllo.
• Formulazione di un piano di trattamento individuale che prevede la riduzione dei fattori di rischio; cambiamento dello stile di vita ( abolizione del fumo, dieta appropriata, controllo del peso corporeo, dello stato d’ansia e della depressione); prescrizione dell’attività fisica.
• I due punti principali del programma riabilitativo cardiovascolare sono rappresentati, quindi, dall’attività fisica e dalla dieta appropriata.
L’attività fisica nel programma riabilitativo cardio vascolare determina importanti effetti favorevoli: migliora i sintomi cardiaci, migliora la resistenza allo sforzo fisico, riduce i rischi di complicanze, riduce la mortalità, migliora il grado di benessere psicosociale e riduce lo stress.
Un’attività fisica programmata, adeguata, aerobica e prudentemente eseguita, è consigliabile una volta superata l’emergenza ischemica infartuale, o in genere l’instabilità clinica, e dovrà essere proseguita possibilmente per tutta la vita.
Molti studi hanno confermato che la riabilitazione cardiovascolare determina una riduzione della mortalità globale e della mortalità cardiaca intorno al 20-25%.
Più in generale, la maggior parte degli studi riporta un significativo inceremento della capacità funzionale e una riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa sotto sforzo in pazienti cardiopatici.
In ogni caso in tutti i pazienti dovranno essere attentamente valutate le eventuali controindicazioni al training e i vari programmi di attività fisica, in termini di modalità, frequenza e intensità e dovranno essere strettamente personalizzati.
Generalmente la frequenza dell’esercizio fisico è giornaliero o trisettimanale con esercizi a corpo libero o su cyclette.
L’intensità dell’attività fisica deve essere graduale e in misura proporzionata con il grado di tolleranza allo sforzo di ciascun paziente. Il training di resistenza è la forma più usata perché consente il massimo incremento della capacità aerobica.
Altro punto cardine della riabilitazione cardio-vascolare è rappresentato dall’alimentazione.
Prima di tutto il paziente deve essere riportato al suo peso forma in modo tale di alleggerire il lavoro cardiaco, in quanto un soprappeso anche di solo dieci chilogrammi comporta un notevole surplus di lavoro cardiaco per nutrire questa quantità superflua di tessuti, in genere di tessuto grasso di riserva.
Che tipo di alimentazione? Numerosi studi hanno ormai confermato che la Dieta Mediterranea con i suoi elevati livelli di sostanze antiossidanti e con l’uso dell’olio d’oliva che rappresenta la principale fonte di grassi mono e poli insaturi e povera di grassi saturi e di colesterolo dannosi, determina una netta riduzione della mortalità e della morbilità cardiovascolare.
La Dieta Mediterranea, che prende il nome dal tipo di alimentazione tipica dei paesi mediterranei degli anni sessanta, è basata sull’assunzione per lo più di alimenti vegetali e caratterizzata da grandi quantità di frutta, verdura, legumi, frutta secca, e cereali e derivati che rappresentano circa in 60 – 65% dell’introito alimentare totale; mentre i grassi che devono essere prevalentemente di origine vegetale non devono superare la quota tra il 20- 25%, contrariamente a quanto oggi si crede bisogno quindi ridurre la quota degli alimenti proteici che non deve superare il 15% degli alimenti totali della giornata, preferendo il pesce e le carni bianche e moderate di carni rosse e latticini.
Volevo concludere ricordando che per tali effetti benefici, la Dieta Mediterranea, nel 2010, è stata dichiarata Patrimonio dell’Unesco.
A PROPOSITO DI DIETE
La Stagione primaverile rappresenta per molti quella più idonea per intraprendere una dista per il recupero del peso forma.
Numerosi saranno i consigli degli amici o i suggerimenti di tanti più o meno addetti ai lavori che proporranno la loro ricetta per ottenere in tempi brevi e con facilità il recupero di un peso più consono alle proprie esigenze.
Numerose sono le Diete proposte che promettono miracoli: ( dalle diete sui giornali, alla dieta anticolesterolo, la dieta a punti, dieta a zone, dieta del minestrone, dieta del gruppo sanguigno, dieta delle combinazioni alimentari, dieta vegetariana, “dieta Dukan”, “dieta Montignac”, dieta del riso o del panino, dieta herbalife, dieta last minute, dieta low cost, dieta macrobiotica, dieta weight watchers, dieta anti cellulite, preparati contenenti cocktail di farmaci, tisane dimagranti.). Questo un piccolo elenco di offerte proposte e pubblicizzate su internet che permetterebbe con facilità di rimettersi facilmente al passo con la bilancia.
Ma siamo proprio sicuri che tutti questi tipi di diete, anche se capaci di farci calare di peso, e ciò è tutto dimostrare…, producono effetti benefici per il nostro organismo?
L’organismo umano, soprattutto se sano, è molto resistente agli insulti esterni, anche quando viene trattato come un cestino dove si può buttare dentro qualsiasi cosa e alla rinfusa, anche se giustificato dall’obiettivo del raggiungimento di un risultato positivo.
Ma bisogna stare molto attenti soprattutto quando la macchina dell’organismo umano non è più così efficiente per problemi cardiologici, renali, epatici, intestinali, endocrini etc.. perché in quel caso un’alimentazione scorretta può favorire l’instaurarsi o il riacutizzarsi di processi patologici.
Ma allora c’è da chiedersi: è giustificata questa corsa al mantenimento del peso forma? E quali sono le motivazioni che ci devono spingere al raggiungimento di questo obiettivo? E non posso che rispondere dicendo che è importantissimo mantenere sempre il peso forma e che le motivazioni che ce lo impongono sono legate al fatto che un peso eccessivo , se mantenuto per lungo tempo, può dare luogo a numerosi problemi fisici e psico-sociali.
Da un punto di vista fisico, numerosi studi hanno dimostrato una correlazione tra eccesso di peso e maggior rischio di mortalità, con possibile rischio di mortalità doppio rispetto al soggetto normale se il peso dell’individuo sia del 40% superiore a quello ideale. E’ stato calcolato che la presenza di diabete è circa tre volte più elevata nei soggetti obesi rispetto a quelli normopeso; questa tra l’altro è una malattia molto frequente in Sardegna e comporta molte gravi complicazioni mediche quali cecità, malattie cardiovascolari, ictus cerebrale, impotenza, insufficienza renale. Di ipertensione arteriosa ne soffre il 40- 50% degli obesi e ad essa si associa anche l’aumento del colesterolo nel sangue, che insieme all’aumento della glicemia generano un quadro di cosiddetta “Sindrome Metabolica” che è responsabile di un’ aumento del rischio di ictus, di infarto miocardio e di malattie renali.
Purtroppo è da segnalare anche, che l’alta obesità si accompagna a un incremento del rischio di Cancro del 33% negli uomini e del 55% per le donne. Negli uomini si ha una maggior frequenza di cancro a livello dello stomaco, del colon, del retto e del pancreas, mentre nelle donne a livello della colecisti, delle mammelle e dell’utero e delle ovaie. Così come si devono segnalare l’aumento della frequenza nelle malattie respiratorie, osteo-articolari, della gotta, della calcolosi renale e della colecisti; infine vi è un’aumento del rischio di complicanze durante la gravidanza e il parto oltrechè durante gli interventi chirurgici.
I pazienti obesi hanno maggiori difficoltà anche nel sociale, basta pensare ai bambini obesi che tendono ad essere derisi e isolati dai propri coetanei, vengono esclusi dalle attività sportive extrascolastiche; gli adulti obesi hanno più difficoltà a trovare un impiego e nelle donne questa discriminazione è ancora più accentuata.
Inoltre soffrono di numerosi problemi psicologici che non sono la causa dell’obesità bensì la conseguenza. Si va da quadri di insofferenza e insoddisfazione della propria immagine corporea a quadri di scarsa autostima che può portare a diete drastiche senza successo e il conseguente instaurarsi di quadri di bulimia e dei conseguenti quadri di disturbi del comportamento alimentare.
Ho cercato di mettere in risalto gli effetti negativi di una condizione che ingiustamente viene ritenuta come una semplice condizione di inestetismo, ma che comunque, se vogliamo , abbiamo la possibilità di prevenire ed evitare.
Come? Attuando un’alimentazione corretta quantitativamente e qualitativamente come quella raccomandata nella Dieta Mediterranea che proprio per le sue caratteristiche, e per la sua capacità dimostrata scientificamente di prevenire tutti questi danni, il 16 Novembre 2010 è stata dichiarata Patrimonio dell’Unesco.