Nonostante importanti differenze tra i vari paesi, le malattie cardiovascolari sono la causa principale di morte in tutto il mondo; e questi dati sono più rappresentativi nei paesi sviluppati.
Pertanto è d’obbligo la prevenzione e la riabilitazione cardiovascolare che permette di ridurre la mortalità e di migliorare la resistenza cardiaca allo sforzo, limita i sintomi di angina e di scompenso, con miglioramento della qualità della vita, il più frequente ritorno al lavoro, maggiore autonomia funzionale con riduzione della dipendenza e della disabilità.
La Riabilitazione Cardio-Vascolare è definita come la somma degli interventi richiesti per garantire la migliori condizioni fisiche, psicologiche e sociali in modo che i pazienti con cardiopatia cronica o post-acuta possano conservare o riprendere il proprio ruolo nella società.
I programmi riabilitativi si basano sui seguenti punti:
• Stima dei rischi cardiovascolari del paziente in base alla visita e le indagini cliniche.
• Identificazione dei fattori di rischio e gli obiettivi specifici per il loro controllo.
• Formulazione di un piano di trattamento individuale che prevede la riduzione dei fattori di rischio; cambiamento dello stile di vita ( abolizione del fumo, dieta appropriata, controllo del peso corporeo, dello stato d’ansia e della depressione); prescrizione dell’attività fisica.
• I due punti principali del programma riabilitativo cardiovascolare sono rappresentati, quindi, dall’attività fisica e dalla dieta appropriata.
L’attività fisica nel programma riabilitativo cardio vascolare determina importanti effetti favorevoli: migliora i sintomi cardiaci, migliora la resistenza allo sforzo fisico, riduce i rischi di complicanze, riduce la mortalità, migliora il grado di benessere psicosociale e riduce lo stress.
Un’attività fisica programmata, adeguata, aerobica e prudentemente eseguita, è consigliabile una volta superata l’emergenza ischemica infartuale, o in genere l’instabilità clinica, e dovrà essere proseguita possibilmente per tutta la vita.
Molti studi hanno confermato che la riabilitazione cardiovascolare determina una riduzione della mortalità globale e della mortalità cardiaca intorno al 20-25%.
Più in generale, la maggior parte degli studi riporta un significativo inceremento della capacità funzionale e una riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa sotto sforzo in pazienti cardiopatici.
In ogni caso in tutti i pazienti dovranno essere attentamente valutate le eventuali controindicazioni al training e i vari programmi di attività fisica, in termini di modalità, frequenza e intensità e dovranno essere strettamente personalizzati.
Generalmente la frequenza dell’esercizio fisico è giornaliero o trisettimanale con esercizi a corpo libero o su cyclette.
L’intensità dell’attività fisica deve essere graduale e in misura proporzionata con il grado di tolleranza allo sforzo di ciascun paziente. Il training di resistenza è la forma più usata perché consente il massimo incremento della capacità aerobica.
Altro punto cardine della riabilitazione cardio-vascolare è rappresentato dall’alimentazione.
Prima di tutto il paziente deve essere riportato al suo peso forma in modo tale di alleggerire il lavoro cardiaco, in quanto un soprappeso anche di solo dieci chilogrammi comporta un notevole surplus di lavoro cardiaco per nutrire questa quantità superflua di tessuti, in genere di tessuto grasso di riserva.
Che tipo di alimentazione? Numerosi studi hanno ormai confermato che la Dieta Mediterranea con i suoi elevati livelli di sostanze antiossidanti e con l’uso dell’olio d’oliva che rappresenta la principale fonte di grassi mono e poli insaturi e povera di grassi saturi e di colesterolo dannosi, determina una netta riduzione della mortalità e della morbilità cardiovascolare.
La Dieta Mediterranea, che prende il nome dal tipo di alimentazione tipica dei paesi mediterranei degli anni sessanta, è basata sull’assunzione per lo più di alimenti vegetali e caratterizzata da grandi quantità di frutta, verdura, legumi, frutta secca, e cereali e derivati che rappresentano circa in 60 – 65% dell’introito alimentare totale; mentre i grassi che devono essere prevalentemente di origine vegetale non devono superare la quota tra il 20- 25%, contrariamente a quanto oggi si crede bisogno quindi ridurre la quota degli alimenti proteici che non deve superare il 15% degli alimenti totali della giornata, preferendo il pesce e le carni bianche e moderate di carni rosse e latticini.
Volevo concludere ricordando che per tali effetti benefici, la Dieta Mediterranea, nel 2010, è stata dichiarata Patrimonio dell’Unesco.